Crolla l’utile dell’lri. Per il primo gruppo industriale italiano il ’91 si profila come un anno disastroso, ben oltre le più nere previsioni espresse fino a qualche tempo fa dal suo presidente Franco Nobili. Secondo i dati di preconsuntivo, comunicati dallo stesso Nobili ai vertici delle finanziarie del gruppo, l’utile sarebbe infatti sceso allo scorso 31 dicembre dai 1.108 miliardi di lire del ’90 a 172,9 miliardi, una caduta verticale dell’84%. Un risultato, che deve ancora essere approvato dal consiglio d’amministrazione, sopravanza le stime che volevano un calo di circa il 50%. La crisi economica che ha colpito tutta l’economia italiana si è dunque fatta sentire anche nel settore pubblico. Ed è stata proprio l’industria la voce ad essere maggiormente mancata lo scorso anno nella composizione dell’utile del gruppo Iri. Per le attività industriali si è infatti passati dai 1.278 miliardi precedenti a 577,1 miliardi, mentre il comparto bancario si è tutto sommato comportato meglio. con un risultato di 873 miliardi contro i 1.047 miliardi della gestione precedente. Ancora in “rosso” la holding lri, ma la situazione in questo caso è migliorata, con una perdita di 60.9 miliardi contro i 718.4 del 90. Il pessimo anno che si è appena chiuso non sembra però spaventare i vertici del gruppo pubblico. Nobili ha infatti tratteggiato un budget ’92 che dovrebbe ricalcare i risultati del ’90. L’utile previsto per questa gestione è infatti di 1.072 miliardi. grazie a un apporto per 1.627,2 miliardi della parte industriale, e di 899 di quella bancaria. Ma lo stesso presidente ha avvisato di avere «molta cautela» nell’eccitare le stime per il comparto industria, che comprende fra le altre Uva, Finmeccanica, Stet, Smc c Alitalia. Nel budget ’92 ovviamente non compaiono più la Cementir, venduta poche settimane fa ai fratelli Caltagirone e che lascia spazio a bilancio a una plusvalenza di 170 miliardi, né la Sofin, passata completamente all’Ilva. Ma ecco gli altri dati principali: l’indebitamento ha superato i 60 mila miliardi, il margine operativo lordo è salito d 16.148.9 miliardi a 17.463.9 miliardi (e nel ’92 è previsto a 19.609,9 miliardi). Il valore della produzione industriale ha superato gli 80 mila miliardi, sette mila in più del ’90, e dovrebbe raggiungere gli 86.790,4 quest’anno. Il fatturato fuori dai confini nazionali c pari a 11.897 miliardi, il 10% in meno rispetto al preventivo del ’91. Le banche dovrebbero dunque essere una voce positiva quest’anno per Iri, e il dato relativo ai primi due mesi del ’92, saggiamente comunicato insieme alla relazione del semestre concluso il 31 dicembre dello scorso anno, consente a Mediobanca di presentarsi al mercato con un risultato migliore al precedente, (utile lordo a fine febbraio, dunque dopo otto mesi di gestione, è infatti pari a 499,8 miliardi, in crescita rispetto all’analogo periodo della stagione ’90-’91. quando ammontava a 407.9 miliardi. Il dato del semestre, invece, era in calo a 340,4 miliardi, contro i 354,7 precedenti. Nel consiglio per l’approvazione della relazione, clic si è tenuto ieri a Milano, ha inoltre fatto il suo esordio in via Filodrammatici Cesare Geronzi, direttore generale della nuova Banca di Roma, subentrato al dimissionario Marcello Tacci. Ma tutti i dati relativi al 31 dicembre ’91 dell’istituto presieduto da Francesco Cingano al primo semestre della corrente gestione, segnalano lo stato di difficoltà della prima banca d’affari italiana. I mezzi di provvista sono infatti ammontati a 15.911,7 miliardi, contro i 16.675,4 del 30 giugno scorso, i finanziamenti a 12.079,7 miliardi, contro 12.881,9 del primo semestre, mentre gli investimenti in titoli e società controllate erano pari a 2.262,3 miliardi, contro 1.823.7. Le disponibilità sono salite da 4.672,6 a 4.952,9 miliardi. Rimanendo nel settore bancario vanno segnalale altre due notizie. La Banca di Roma ha smentito qualsiasi interesse a un’alleanza con la Sai di Salvatore Ligresti. come pubblicato ieri mattina dal settimanale “Il Mondo”, mentre Camillo De Benedetti, presidente di Fondiaria, è entrato nel consiglio della Sanpaolo Bank Holding. Intanto da fonti della Borsa milanese si è appreso che i titoli del Sanpaolo, collocati sul mercato lo scorso 16 marzo, potrebbero fare il loro ingresso a listino giovedì prossimo 2 aprile. Alla quotazione mancherebbe solo il “via libera” dell’istituto torinese, che deve adempiere ad alcune operazioni tecniche.
FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba
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