Salvi, almeno per ora. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, si è impegnato a recuperare nel decreto milleproroghe di fine anno, come anticipato ieri dal Sole 24 Ore, o in quello sviluppo, previsto a gennaio, i fondi per i giornali di partito. Decisiva è stata la mediazione del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ieri ha chiamato Tremonti in diretta, durante un incontro con i direttori del Secolo d’Italia, dell’Unità, di Europa e di Liberazione.
“Manca un disegno riformatore organico – commenta il presidente della Fieg, Carlo Malinconico – con il quale si doveva, tra l’altro, razionalizzare il settore dei giornali di partito.
Con le ultime tre Finanziarie, invece, i fondi per il settore sono scesi da 401 a 261 milioni, perdendo oltre il 50 per cento. Avevamo avanzato proposte di rilancio, come la detassazione degli investimenti pubblicitari incrementali, ma non se ne vede traccia. Per fortuna, grazie all’intervento di Fini e di numerosi parlamentari, Tremonti ha promesso una particolare attenzione al settore. Altrimenti si rischia di perdere testate che sono espressione consolidata di settori sociali”.
C’è chi, come il PD, chiede di intervenire subito per modificare la finanziaria, senza attendere futuri provvedimenti.
“Non c’è motivo di rinviare, dopo le dichiarazioni di oggi del ministro Tremonti” dice Pierpaolo Baretta, capogruppo in commissione bilancio della Camera.
C’è solo un problema: se il testo della finanziaria rimarrà invariato e le testate “di partito” (all’interno delle quali ci sono testate che con i partiti e il pluralismo non c’entrano nulla) saranno omologate alle altre testate, perdendo i cosiddetti “diritti soggettivi”, ogni anno saranno alla mercè di un provvedimento del governo, perché, nelle attuali condizioni di mercato non sono in grado di sopravvivere senza il contributo diretto dello stato.
Intanto non cambia la lista delle attese si contenuti del decreto milleproroghe (o del possibile decreto fiscale unificato di fine anno). In testa a tutti c’è il rinvio al 15 aprile della scadenza per le regolarizzazioni e i rimpatri dei capitali detenuti all’estero. L’allungamento di quattro mesi dello scudo fiscale consentirebbe di far crescere il maggior gettito ai 4,5-5 miliardi di cui lo stesso governo aveva parlato in una prima fase. Sicuramente ci sarà poi il “pacchetto Scajola” con estensione degli incentivi anche all’acquisto di pc ed elettrodomestici, e i promessi sgravi fiscali alle banche che hanno aderito alla moratoria Abi. E ci saranno le norme sui rimborsi ai piccoli obbligazionisti e azionisti Alitalia. Possibile, infine, a copertura, il recupero delle sanatorie sui contributi non pagati a Inps e Inail.
FONTE: Sole 24 Ore
AUTORE: Davide Colombo, Marco Mele
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