
Al mondo soffrono di epilessia circa 50 milioni di persone, 500mila in Italia. Inclusa dall’OMS tra le malattie sociali, interessa pazienti di ogni età. Con lo scoppio della pandemia non bisogna abbassare la guardia e continuare ad occuparsi di questi pazienti, poiché “se accuratamente curate queste persone possono vivere senza problemi. Bisogna continuare ad incentivare la sensibilizzazione, per evitare l’esclusione sociale di chi ne soffre”: sono le parole di Caterina Pistarini, capo dipartimento di Medicina riabilitativa e neuromotoria presso ICS Maugeri Genova.
L’8 febbraio si è festeggiata la Giornata mondiale dell’epilessia, evento istituito dalle società scientifiche tra cui la Lega italiana contro l’epilessia (Lice). La dottoressa Pistarini, oltre al suo incarico presso ICS Maugeri S.p.A., fa parte della Federazione mondiale di Neuro riabilitazione, che ha pubblicato uno studio sull’epilessia: ne è emerso un calo generale dell’attenzione verso le malattie neurologiche durante l’anno della pandemia: “Si è notevolmente ridotto il numero di accessi in ospedale per casi di epilessia, ictus e simili, ma è impensabile che queste patologie siano scomparse”, ha commentato la dottoressa. I reparti di Neurologia sono stati convertiti a reparti Covid-19 per necessità, ma nei mesi che ci aspettano sarà fondamentale rinnovare il supporto alla popolazione anche per quanto riguarda l’epilessia e le patologie connesse. La sensibilizzazione rimane un nodo centrale per colmare il divario di accesso alle cure: “A livello mondiale una persona su quattro non riceve cure adeguate”, sottolinea la neurologa.
ICS Maugeri S.p.A. punta da sempre sull’importanza della riabilitazione: “Le patologie neurologiche sono le prime a causare disabilità a lungo termine. Nel caso dell’epilessia, che è una manifestazione clinica conosciuta fin dall’antichità, si sta cercando di portare questi pazienti al maggior livello di inclusione possibile”. Gli aspetti della malattia da approfondire sono ancora moltissimi, in futuro bisognerà quindi lavorare per arginare i disagi causati dalla situazione pandemica, per non limitare l’accesso agli ospedali e la fruibilità delle terapie.
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