Finanza

Auro Palomba: “La rivincita del pubblico”

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I fondi d’investimento tornano a triare. Anche a febbraio i risparmiatori hanno mostrato di credere nuovamente in questo strumento d’investimento, ma per ora il fenomeno non tocca nemmeno da lontano il mercato azionario. Se i numeri sono infatti quelli del biennio d’oro ’85-86, il clima è invece assai diverso. L’attuale piccolo boom sta infatti maturando su basi ben diverse rispetto alla prima stagione eroica, che godeva del grande momento della Borsa. Cosi, il secondo mese consecutivo di record per la raccolta viene vissuto dai gestori in modo molto più maturo, anche se ovviamente viene posta l’enfasi sui quasi 3 mila miliardi di nuove sottoscrizioni, clic in un periodo in cui a Piazza Affari si scambiano 80 miliardi al giorno ù senza dubbio una bella cifra. In febbraio sono saliti anche i riscatti, arrivati a 1.642 miliardi, ma il saldo rimane fortemente attivo, con un 1.352 miliardi che ne fa il miglior risultato degli ultimi quattro anni. Andando a osservare il comportamento delle varie categorie, ne viene infatti fuori un panorama che non si discosta di molto dalle altre gestioni. I fondi che vengono sottoscritti sono solo quelli obbligazionari, monetari o azionari esteri. Un dato su tutti: i fondi obbligazionari hanno totalizzato complessivamente una raccolta netta di 1.743 miliardi, grazie a nuove sottoscrizioni per 2.556 miliardi e riscatti per 813 miliardi, praticamente l’85% della raccolta. A contrastare l’ottima performance del reddito fisso, ecco i bi-lanciati, che hanno chiuso il mese in negativo per 172 miliardi, e gli azionari, in passivo per 219 miliardi. All’interno degli obbligazionari sono stati particolarmente acquistati quelli misti, che da soli hanno avuto una raccolta netta di 935 miliardi. Il ’92 si sta dunque rivelando un ottimo mese per i fondi, che hanno doppialo il record di gennaio, quando l’attivo sfiorò i 900 miliardi. La tendenza sembra ormai netta, così come il ritorno alla crescita del patrimonio, risalito a 59.493 miliardi, con un aumento del 2,4% sul dato precedente. L’Assogestioni, l’associazione che raccoglie i gestori dei fondi, sottolinea comunque che questo risultato è parzialmente “drogato” dalle plusvalenze e dai redditi maturati nel mese, pari a 360 miliardi. L’unico problema sarà ora riuscire a riportare verso i fondi anche il risparmio azionario per ora completamente assente. Buona parte delle sottoscrizioni sono infatti portate verso le gestioni dalle banche, che convogliano i piccoli investitori che comunque avrebbero comprato titoli del reddito fisso. La Borsa, e questo e un discorso vecchio, ha infatti bisogno dei fondi. In questo momento invece i gestori sono segnalati a Piazza Affari unicamente come venditori, pronti a uscire non appena ritengano che le azioni si stiano avvicinando ai valori massimi. Un altro dato può inoltre aiutare a chiarire il quadro: i fondi hanno in questo momento solo il 4% della capitalizzazione di Borsa, contro il 10% in loro possesso solo due anni fa. È una tendenza che andrebbe interrotta, per restituire questo strumento al compito per cui era stato concepito nel 1984. Anche osservando la suddivisione del portafoglio, si nota come la Borsa sia lontano dai pensieri dei gestori. Solo il 14,6% e infatti investito in azioni, e di questa quota una parte va all’estero. Ben 33 mila miliardi, invece, vanno verso i titoli di Stato, ma in questo caso la quota dedicata a quelli interazionali è superiore.

FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba

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