L’Italia viaggia sempre più verso il pubblico. Nonostante i proclami, infatti, sono ancora le aziende statali a fare la parte del leone nel nostro panorama industriale, e questa tendenza è stata accentuata nell’ultimo anno dalla crisi recessiva che ha colpito il settore privato. È come sempre «Res» di Mediobanca, l’annuale compilazione giunta alla sedicesima edizione, a fotografare la situazione dell’azienda Italia, unendo ai dati di bilancio del ’90 anche quelli relativi al primo semestre della gestione in corso. Per l’occasione «Res» ha aggiunto all’elenco composto da 180 gruppi ì primi quattro a partecipazione statale. Efim, Enel. Eni e Iri. e non poteva fare maggiore favore ai nostri enti pubblici. Il momento è infatti difficile per l’industria mondiale. ma per il “pubblico” italiano siamo invece in piena espansione. L’Iri guida la classifica per fatturato. sopravanzando la Fiat, mentre l’Eni e primo in quella per utile corrente, sempre davanti al gruppo torinese. Ma veniamo alle classifiche. Per fatturato, dopo l’Iri (61.760 miliardi) ci sono Fiat (57.209). Eni (50.034). Enel (24.322) e Ferfin (16.739). Per quanto riguarda l’utile corrente. l’Eni è in testa (4.107 miliardi), davanti a Fiat (3.077, Iri (1.506) e Italcementi (357). L’Iri è però primo anche nella classifica per debiti finanziari, con oltre 59 mila miliardi, davanti a Enel (29.474), Eni (28.362) e Ferfin (16.631, quantificati in 6.665 miliardi a livello finanziario dal gruppo Ferruzzi). L’analisi di «Res» è impietosa sulla situazione dell’industria privala, che viene dipinta in piena fase recessiva, con fatturati in calo oppure in lieve aumento. L’unico barlume di speranza va riposto nelle prospettive delle aziende. La posizione finanziaria nella maggior parte dei casi è ancora solida e, se la domanda non tarderà a riprendere, ci sono possibilità di un rapido recupero. Un tono assolutamente diverso viene adoperato invece per il pubblico, dove i fatturati salgono, e con essi anche l’occupazione c gli investimenti c in qualche caso anche gli utili. Unica nota negativa à il volume dell’indebitamento, che segue la tendenza delle altre voci. Per il pubblico, il fiore all’occhiello è rap-presentato dai servizi e dall’energia, che producono utili a volontà, anche se forse non efficienza agli utenti. Ma allora come va l’azienda Italia? Questi i segnali: calo della domanda c diminuzione dei fatturati delle imprese industriali. perdita dì quote di mercato, erosione dei margini di redditività, aumento dei debiti, soprattutto a breve, e quindi degli oneri finanziari. Come dire che siamo in piena crisi economica, o forse solo ai margini di una cattiva congiuntura. In questo contesto si inserisce una tendenza all’espansione del “pubblico” che va contro la volontà espressa dal governo di privatizzare. Sul momento dell’industria a partecipazione statale si è registrata ieri una lunga nota di Riccardo Gallo, vice presidente dell’lri: «L’Eni è il gruppo a più alta redditività, la gestione e la solidità patrimoniale rendono possibile la trasformazione in Spa e la sua privatizzazione parziale». Quanto all’Iri, il riequilibrio «può venire solo da un massiccio conferimento al fondo di dotazione o dalla dismissione di alcune partecipazioni di controllo».
FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba
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