Tutti in coda per le Poste. Il maxi collocamento partito lunedì sta andando alla grande tanto che in soli tre giorni l’offerta pubblica di vendita di quasi 500 milioni di titoli sarebbe già stata coperta, sia dagli investitori istituzionali (ai quali era destinato il 70% delle azioni) sia dal pubblico retail, i risparmiatori e i 143mila dipendenti, al quale era riservato il restante 30%.
Numeri ufficiali non vengono forniti ma da fonti vicine al consorzio di collocamento è filtrata ieri la notizia che nel terzo giorno dell’operazione la domanda avrebbe già coperto il 38,2% del capitale messo in vendita dal Tesoro, inclusa quindi anche la greenshoe. Un risultato che soddisfa le banche impegnate nell’operazione (tra cui Unicredit, Banca IMI e Mediobanca oltre ai più importanti gruppi esteri), l’azionista Tesoro e i vertici di Poste impegnati nel roadshow: l’ad Francesco Caio e il direttore finanziario Luigi Ferraris dopo la tappa londinese voleranno a Francoforte, Parigi, New York e Boston. La forte domanda starebbe orientando il prezzo delle azioni offerte verso la parte più alta della forchetta fissata tra 6 e 7,5 euro con un conseguente incasso per il Tesoro da un minimo di 2,9 a un massimo di 3,7 miliardi. Il prezzo comunque sarà annunciato al termine dell’offerta, fissata per il 22 ottobre (il 21 per i dipendenti) mentre il pagamento avverrà il 27 ottobre, giorno in cui dovrebbe anche scattare la quotazione in Piazza Affari a meno che non venga anticipata a lunedì 26. Nonostante la caccia alle azioni, che richiama l’euforia per altre grandi privatizzazioni come quella di Enel, non ci sarebbe per ora l’intenzione di chiudere anticipatamente l’Ipo. Per l’assegnazione dei titoli, di fronte a una domanda che s’annuncia più alta dell’offerta, si aprirebbero invece due strade: quella del sorteggio o, più probabilmente, per accontentare tutti, e come del resto è previsto anche nel prospetto informativo, il dimezzamento del lotto minimo da 500 a 250 azioni.
Quel che è certo è che la privatizzazione delle Poste si sta rivelando una scommessa vincente non solo per l’azienda ma anche per l’Italia, perché, come aveva spiegato Caio, investire sulle Poste significa anche farlo sulla ripresa del nostro Paese. E la loro quotazione, ha sottolineato l’ad di Borsa Italia Raffaele Jerusalmi, «avrà sicuramente un effetto traino per il 2016-2017. È un segnale importante e di cambiamento a livello di Paese, un’operazione che darà molta spinta ad altre quotazioni». Comprese, probabilmente, le prossime privatizzazioni previste dal Governo, da Fs a Enav.
FONTE: QN Quotidiano Nazionale
AUTORE: Achille Perego
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