L’obiettivo per l’Italia è arrivare al 2030 con circa 6-8 miliardi di metricubi di biometano prodotto: secondo Paolo Gallo, Amministratore Delegato di Italgas, il Paese può farcela e “le condizioni ci sono tutte”. In una recente intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, l’AD ha fatto il punto sulla transizione energetica, in particolare per quanto riguarda le potenzialità del biometano e dell’idrogeno verde. Quest’ultimo non è ancora in grado di essere competitivo a causa dei costi, ma lo sarà nel giro di 5-7 anni secondo Paolo Gallo. Sul biometano invece non bisogna perdere tempo.
Il manager è stato a Bruxelles per l’elezione del nuovo Presidente dell’Associazione europea dei distributori di gas (GD4S – Gas Distributors for Sustainability), che ha guidato dal 2020 al 2022 e di cui è ora Vicepresidente. Parlando di RepowerEU, ha sottolineato l’obiettivo primario di ridurre fino ad azzerare le importazioni di gas dalla Russia. “Il 50% del gas che l’Unione europea importava dalla Russia dovrà essere sostituito, in misura uguale, da produzione di biometano locale e da produzione o importazione di idrogeno verde. Quindi significa fare un decisivo passo avanti”.
Paolo Gallo ha sottolineato il ruolo strategico dei distributori del gas. “Servirà una rete infrastrutturale che accolga il biometano”, ha aggiunto. Per riuscire a raggiungere gli obiettivi, “dobbiamo rendere la rete digitale, intelligente e flessibile”. Italgas sta già agendo in tal senso per adeguare l’infrastruttura.
L’altro grande tema trattato nell’intervista al “Corriere della Sera” è quello dei costi di allacciamento, che in Italia sono ancora per l’80% a carico del produttore di biometano. “Come Italgas riceviamo tante richieste di connessione ma molte sono lasciate cadere per i costi troppo elevati. E questo ha rallentato la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano”. Serve un importante “intervento del legislatore europeo per un’omogeneizzazione del quadro regolatorio per tutti i Paesi”, al contempo però, anche un intervento del regolatore nazionale è fondamentale per “tenere conto di quanto fatto dagli altri Paesi Ue”.
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