Il monito di Auro Palomba, a fine anno rischio dimezzamento attività degli agenti
I responsabili delle Sim ormai non hanno più dubbi. Le prime relazioni semestrali nella vite delle loro creature presenteranno sicuramente dati in “rosso”. Dopo un paio di mesi in cui si è più o meno riusciti a sbarcare il lunario, infatti, da marzo il volume degli scambi non permetto certo di scialare. La media giornaliera, si calcola, è intorno ai 60 miliardi di controvalore, che, alle commissioni attuale, spesso schiacciate verso l’1,5% per mille, non consente nemmeno di vivere. “Si sono fatti un po’ di conti – dice il vice presidente di una delle prime Sim italiane – e abbiamo visto che la torta è di 300 milioni al giorno, da dividere fra 60 società.”. Le previsioni per il futuro sono dunque sempre più nere, mentre diminuisce la speranza di vita per la maggior parte delle neonate Sim.
Gli ottimisti calcolano che a fine anno saranno 30 le società in vita. I pessimisti riducono la pattuglia a quattro o cinque unità, da ricercare solo nelle società che sono emanazione di grandi banche, possibilmente con respiro internazionale. Forse la verità è più vicina alla prima tesi, ma quel che è certo è che diverse Sim stanno già pensando a chiudere i battenti, mentre i pochi agenti di cambio rimasti in attività non vedono certo prospettive sicure per la propria professione. Senza tener conto del fatto che all’inizio del prossimo anno entreranno sul mercato anche quelle banche che hanno preferito attendere il termine del periodo transitorio, per evitar di dover accogliere nella Sim anche un agente di cambio, come previsto dalla legge, e la concorrenza si farà perciò ancora più agguerrita. Si va dunque un fallimento del sistema di intermediazione nel nostro Paese. Secondo gli operatori non tutto il male viene invece per nuocere. “Con la legge sulle Sim si è fatta molta pulizia – spiega un dirigente di una grande banca – e si sono dati segnali positivi all’estero.
La legge italiana ha in pratica eccepito pienamente l’American Security Act, e dunque, è una normativa al passo coi tempi. All’estero si è ora molto più confidenti con la Borsa italiana, e inoltre il quadro è stato completato con le leggi Opa e Insider trading che sono fondamentali per un mercato moderno e efficiente. Rimangono problemi politici. Gli stranieri non si fidano delle nostre infrastrutture, e quelli che capiscono che i nostri governanti non intendono cambiare si rifiutano di investire in Italia. Il bagno di sangue sulle Sim era previsto. Quello che si può dire è che era necessario, e la crisi attuale del mercato sta aiutando a ripulire la Borsa da molte inefficienze.
Ciò che serve ora è un nuovo governo “disposto a fare la sua parte” e investitori “che non guardino alla speculazione ma ad operazioni di medio termine”, è il parere del presidente della Consob Enzo Berlanda. In più di un’occasione Berlanda ha difeso la validità dei tempi di attuazione delle riforme, contro chi sosteneva la necessità di un’introduzione “morbida” e di minore impatto per il mercato. Ma quali saranno le società a sopravvivere? Senza dubbio partono avvantaggiate quelle che hanno legami internazionali, che danno la doppia possibilità di utilizzare le reti estere per vendere titoli italiani, e anche di importare prodotti già sperimentati sugli altri mercati evoluti in Italia.
In questo momento è infatti molto importante avere una funzione di marketing fuori dai nostri confini per vedere tutto il nostro mercato, il cosiddetto “sistema Italia”, e per far questo si possono utilizzare anche strumenti innovativi, che minimizzano il rischio. In momenti di Borsa bassa, infatti, è più facile invogliare la gente a comprare prodotti derivati, come i warrant che consentono con un basso prezzo di recepire in pieno un eventuale ripresa del nostro mercato azionario. Ripresa, che, a detta degli analisti, non può essere tanto lontana. La nostra Borsa sta infatti dimostrando che i prezzi raggiunti sono ormai incomprimibili, e nella seconda metà dell’anno le previsioni sono di rialzo. Rimane ancora da scontare, dicono a Piazza Affari, l’incertezza sulla formazione e i programmi economici del nuovo governo, che potrebbe causare una fase di Borsa fiacca ancora per un paio di mesi. Poi, si spera, la situazione dovrebbe migliorare. Sempre che non sia troppo tardi. Nell’ultima settimana il mercato è rimasto in fase di attesa: l’attività si è sensibilmente ridotta, con punte minime sotto ai 40 miliardi, e i prezzi hanno registrato oscillazioni contenute. Il bilancio delle ultime quattro sedute (lunedì’ scorso la Borsa è rimasta chiusa) segna un modesto rialzo dello 0,2% a 1.002 punti.
FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba
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