L’importanza della motivazione, che può essere di natura diversa a seconda del contesto socio-culturale da cui si proviene e delle inclinazioni individuali di ciascuno: questo è l’interessante argomento di un recente editoriale che Andrea Prencipe, Rettore dell’Università LUISS Guido Carli, ha scritto per “Corriere Innovazione”.
La riflessione nasce da un team di ricercatori dell’Università di Stanford e della Chinese University di Hong Kong, che hanno studiato e analizzato un database su un milione di studenti per comprendere come la differenza tra cultura occidentale e cultura orientale determini la natura della motivazione di ciascuno in ambito formativo e, successivamente, professionale: lo studio ha concluso che il ruolo della passione quale indicatore di profitto scolastico varia sensibilmente in funzione della cultura di appartenenza.
“Il modello culturale si riflette in valori, idee, pratiche istituzionali, norme internazionali e convinzioni personali”, spiega Andrea Prencipe. Si parla di collettivismo per le culture orientali e di individualismo per le culture occidentali. Per quanto riguarda il primo modello, “le persone sono spinte all’azione non solo dai propri pensieri e sentimenti, ma anche da quelli degli altri: a grandi linee, l’individuo si identifica con gli altri, rendendosi conto delle loro aspettative in un gioco dialettico di obblighi comportamentali e morali.” Tale modello si contrappone invece a quello occidentale ed individualistico, nel quale “la passione è altamente correlata con il profitto”.
Come spiega il Rettore, la cultura individuale è mossa principalmente da interessi, preferenze e attributi della persona, mentre in contesti collettivisti è più radicata nel sistema di relazione con gli altri.
Tener conto di queste particolarità è fondamentale nel contesto in cui viviamo, soprattutto nelle professioni del futuro, che sempre più diventano multiculturali e necessitano di team differenti, popolati da professionalità dalle diverse attitudini e competenze. Le persone “dovranno essere in grado di guardare oltre i confini disciplinari e culturali per intravedere intersezioni inesplorate ed onuste di nuove idee ed innovazione”, conclude Andrea Prencipe.
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