
“Diamo certezze alle imprese che assumono” perché vincoli e ritardi stanno mettendo in crisi le imprese italiane che tentano di creare nuovi posti di lavoro. Ad affrontare il tema, quanto mai attuale, è Giampiero Catone che in un suo editoriale precisa: “Le notizie sul sistema occupazionale italiano sconfinano in paradosso che rischia di mandare in crisi welfare e previdenza”.
Per approfondire questo argomento, sottolinea il giornalista, bisogna essere pienamente consapevoli del fatto che i posti di lavoro, gli aumenti salariali, così come l’uscita dal precariato, non si possono creare dal nulla. Il sistema produttivo italiano è costituito da molteplici attività imprenditoriali, artigiane e di piccole imprese che, nel loro insieme, danno lavoro alla maggior parte dei cittadini. Oltre il 64% degli occupati è infatti alle dipendenze di piccole e medie imprese.
La crisi occupazionale che il nostro Paese sta vivendo, e che è diventata una priorità assoluta per il Governo, ha le sue radici nelle contraddizioni di un sistema di aiuti, incentivi e riduzioni che faticano a centrare il loro obiettivo. Tale sistema, che risulta essere più utile ai grandi gruppi, va a discapito delle piccole imprese, costrette a lottare con una legislazione complessa e disarticolata, con norme nazionali e dell’Unione che non coincidono. “Ci sono situazioni che sconfinano nel paradosso”, spiega Giampiero Catone. “Si annunciano sgravi contributivi del 100% o del 50% per neo assunti, ma se un qualsiasi dettaglio non combacia, saltano subito le anticipazioni”. Se, ad esempio, un lavoratore costa 1.636 euro lordi al mese secondo il contratto collettivo nazionale, e viene tolto il 40% degli oneri, il lavoratore riceve solo 960 euro netti. L’impresa, d’altra parte, “si trova esposta a più di un rischio e il primo è di non vedere gli sgravi riconosciuti perché non c’è nessuna certezza sulle autorizzazioni da parte della UE che sono lunghe e farraginose”.
Le aziende sono tenute a pagare stipendi e contributi e ad attendere l’approvazione degli sgravi da parte dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS). Nel caso in cui l’azienda riscontrasse difficoltà con i pagamenti, l’INPS invierebbe un sollecito entro 30 giorni dalla scadenza del pagamento, e la cartella esattoriale il mese successivo.
“Regole semplici e puntuali sotto il profilo temporale” sembrano essere la via d’uscita. “Le imprese che assumono sono quelle che in prima luogo vanno sostenute”, conclude Giampiero Catone sottolineando che “sgravi e autorizzazioni, se concessi, devono camminare in modo rapido e avere una coerenza tra norme”. Ne deriverebbe quindi un circolo virtuoso per il sistema produttivo e previdenziale.
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