Da Tommaso D’Aquino a Guglielmo d’Ockham: Umberto Eco aveva un debole per i filosofi medievali. La sua passione l’ha spinto persino a dirigere, per Federico Motta Editore, un’opera prestigiosa incentrata proprio su questo periodo.
Si tratta di una grande opera editoriale pubblicata da Federico Motta Editore e si intitola, appunto, Medioevo. Nell’introduzione, provando a rispondere alla domanda “che cos’è il Medioevo?”, Umberto Eco chiarisce che si tratta di un’epoca molto lunga, durata la bellezza di 1.016 anni, vale a dire oltre un millennio. Come è ovvio che sia, in un periodo così lungo, l’Occidente è stato soggetto a moltissimi cambiamenti che hanno interessato la cultura, le scienze e persino il modo di ragionare di uomini e donne. Complici anche le innumerevoli invenzioni che hanno segnato quei secoli, alcune delle quali continuano ad essere utilizzate ancora ai giorni nostri. Le lingue che parliamo oggi, ad esempio, sono nate nell’Alto Medioevo, in concomitanza con l’affermazione della civiltà romano-barbarica. Ma anche gli occhiali risalgono a quell’epoca.
È stata un’età ricca e complessa, piena di dispute filosofiche, ma anche di viaggi importanti. Basti pensare alle esplorazioni vichinghe, ai pellegrinaggi verso Gerusalemme e Santiago de Compostela, ai viaggi di Marco Polo e allo sviluppo degli scambi commerciali delle repubbliche marinare.
Con i suoi scritti, Umberto Eco ha aiutato a sdoganare il cliché del Medioevo come “periodo buio” della storia. La passione dello storico collaboratore di Federico Motta Editore per la filosofia medievale aveva d’altronde radici profonde, risalenti già ai tempi dell’università. Laureatosi con Luigi Pareyson, tra i maggiori filosofi italiani del Novecento, Umberto Eco realizzò una tesi sull’estetica di Tommaso d’Aquino, in seguito pubblicata sotto il titolo di Il problema estetico in Tommaso d’Aquino (1970).
Sebbene durante la sua carriera si dedicò a diversi campi del sapere e della filosofia, l’interesse per il Medioevo non svanì mai. Continuò infatti ad occuparsi di Tommaso d’Aquino, dei temi della bellezza e dell’arte nell’estetica medievale, e non solo. Oltre a metterlo al centro di due suoi capolavori, ovvero Il nome della rosa (1980) e Baudolino (2000), il Medioevo viene spesso affrontato nei suoi scritti, in cui mostra le affinità e le differenze tra il pensiero medievale e quello moderno.
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